LA STAGIONE DELLE BENEDIZIONI: PARLIAMO DI OSTARA, TRA RELIGIONE E SIMBOLOGIA

13 Dicembre 2023
2 mins read

Eostre è una delle divinità appartenenti al pantheon nordico. Ostara (chiamata anche Eastre oppure Eostar) costituisce una delle celebrazioni pagane incluse nella tradizione della ruota annuale. Si celebra il giorno dell’equinozio di primavera, tra il 20 e il 21 marzo, ed è condivisa in parte da tutte le religioni pagane moderne.

Essa è ricollegata a vari aspetti del rinnovarsi della ciclo vitale e della natura come la fertilità e soprattutto, al rinverdire dei campi e al nuovo inizio delle fasi di semina e di raccolta. A questa divinità è associata anche l’immagine della lepre, ugualmente collegata al concetto di tutto ciò che è fertile, per la velocità con cui si riproduce.

Ostara, Eostre o Eastre, è la proiezione religiosa germanica della primavera e dell’alba. Viene menzionata solo una volta negli scritti eruditi dell’epoca. Nel suo De Temporum Ratione il Venerabile Beda, monaco cristiano e storico nato nel 673 circa e morto nel 735 che ha vissuto la sua vita nel monastero benedettino di San Pietro e San Paolo a Wearmouth, in Inghilterra, ha parlato molto delle credenze delle popolazioni pagane e del processo di cristianizzazione da esse subito (una delle opere principali dell’autore è proprio Historia Ecclesiastica Gentis Anglorum).

Inoltre il nome Eostre sembra riconducibile alla radice indoeuropea *awes-, brillare, dunque la sua figura è associata anche all’alba radiosa, un’ennesima prova del collegamento con la fertilità e la rinascita, data la simbologia del sole e dell’alba.

Il monaco Beda afferma che durante l’Eostremonath, l’antico nome anglosassone di aprile, gli anglosassoni pagani organizzassero feste in suo onore (duecento anni dopo, in Germania, nella sua “Vita di Carlo Magno”, un monaco di nome Einhard riporta l’antico nome di aprile come Ostaramonath).

Viene menzionata anche in numerose iscrizioni germaniche e la moderna festività della Pasqua – originariamente il nome dell’equinozio di primavera, ma in seguito incorporata nel calendario pasquale per la festività della resurrezione cristiana – prende il nome da lei. Il nome “Eostre” è legato a quello di Eos, la dea greca dell’alba, ed entrambi possono essere fatti risalire a una dea proto-indoeuropea dell’alba.

Il materiale relativo all’argomento è così scarso che alcuni studiosi hanno ipotizzato che ella non fosse affatto una dea, ma semplicemente un’invenzione di Beda. E’ improbabile tuttavia che un personaggio così paganofobico come Beda abbia avuto il tempo di cimentarsi dal nulla nella creazione di miti vuoti. Secondo alcuni altri studiosi, in modo piuttosto casuale e sulla base di scarse informazioni, la figura di Ostara avrebbe trovato invece una corresponsione in quella della dea Freya. Altri credono invece che questa possa corrispondere in realtà a Iduna, oppure a Walburga.

Secondo alcuni pagani moderni e norreni Ostara/Eostre sarebbe invece una dea vanica, o comunque molto vicina ai Vanir, ma ancora una volta non ci sono prove e le sue origini continuano a rimanere un mistero.

Il suo vero fascinoso mistero, del resto, è evidente ogni anno nel primo vento caldo, nel ritorno degli uccelli migratori, nel rifiorire della vita. È la terra che si risveglia, i conigli e le lepri, le uova che appaiono dopo un inverno senza luce. Chi vive in città forse non sa che le galline allevate con luce naturale smettono di deporre in inverno, quando le giornate sono corte, e ricominciano quando le giornate si allungano. L’eredità di Ostara è costituita da tutte quelle uova colorate che molti di noi appendono ogni anno sugli alberi.

Guinevere Maying Jakob Grimm, nella sua Mitologia teutonica, sosteneva che “Ostara, Eástre, era la dea della luce crescente della nuova stagione“. In questo periodo si raccoglieva l’acqua sotto forma di rugiada o di acqua raccolta dai ruscelli; si diceva che lavarsi con essa restituisse la giovinezza. Si dice che si vedessero belle fanciulle vestite di bianco puro che si divertivano in campagna. Sempre secondo i Grimm, la fanciulla bianca di Osterrode sarebbe apparsa con un grosso mazzo di chiavi alla cintura e si sarebbe diretta al ruscello per raccogliere l’acqua la mattina di Pasqua.

Una giovane fanciulla – come scrive Ember Cooke “… abbastanza grande da portare figli, ma non una madre”. Vestita di fiori o di verde nuovo, spesso danza. È spesso gioiosa, ma può anche diventare improvvisamente solenne, come il tempo primaverile che può trasformarsi rapidamente in pioggia. Come la primavera stessa, è capricciosa, innocente e inconsapevole”.

Salve dunque alla Fanciulla della Primavera, l’alba dell’anno!

Autore

Go toTop