di Redazione
Come spiegato dall’autrice Ylenia Oliverio in un saggio pubblicato nel nostro primo numero dello scorso mese di gennaio, l’approccio antropologico del termine Folköi ha seguito vari sviluppi a seguito delle diverse modalità di studio della tradizione e del “popolare”.
Se la radice rimane sempre ^folk^, le diverse direzioni di ricerca mostrano differenti risultati di interpretazione. Alcune correnti, come quella della Scuola di Vienna, fanno riferimento alla civiltà e ai suoi diversi cicli mentre quella finnica di Krohn si orienta maggiormente sul metodo delle affinità geografiche.
La ricerca di Oliverio parte da “Folköi” come indicazione che nel gergo svedese indica per l’appunto il “popolare” come senso di appartenenza del popolo. Basti pensare che nell’odierna Svezia il significato identificato “quotidiano e tradizionale” e lo stesso sostantivo ‘gente’ è proprio identificato con questo termine.
I suoi studi in particolare hanno condotto all’utilizzo specifico di Folköi per identificare un processo stregonico nord europeo del tutto “tradizionale” che l’autrice estrae attraverso la ricerca del consuetudinario dal popolo in oggetto e propagato per il resto dell’Europa.
“Tracce nel nostro folköi evidenziano gli usi delle pratiche annesse a queste che filologicamente possiamo definire come custodi della stirpe. Sempre il Folk, termine che noi usiamo per definire la tradizione popolare della madre terra dei Vanir, che volutamente manteniamo in lingua inglese, poiché ci riconduce alla tematica del Folköi radicato sulla fetta di yggdrasil legata all’umano, ci fornisce elementi naturali connessi alla nostra ricerca (..)”.
E ancora: “Il seiðr è l’arte sciamanica del Nord che include anche gli uomini e che non compie settorialità. Tale arte intrisa di “shaman” ha la radice nella stregoneria del “folköi”.
Il termine che trova ampie informazioni nei testi dell’Accademia Vanatrú Italia o nel sito www.vanatru.eu .