ALTAR KNOTTO: UN’AREA DI CULTO GERMANICA IN ITALIA

17 Gennaio 2024
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Foto di Valentina Munari

Esiste un luogo in Italia, più precisamente nei pressi di Asiago, che è legato da secoli al culto pagano germanico: l’Altar Knotto.

L’Altar Knotto è una conformazione rocciosa che si presenta nella forma di due blocchi calcarei sovrapposti lungo il sentiero che porta verso la cima di altri due monti che mantengono ancora una toponomastica prettamente germanica: l’Altaburg e l’Alta Kugela.

La roccia si pone ad un’altitudine di media montagna, a circa 1300 metri s.l.m. a strapiombo su un burrone che si affaccia sulla Valdastico e più precisamente sul paesino di Castelletto di Rotzo presso quello che viene definito l’ “Altopiano dei Sette Comuni“, ma non sarà per motivi geografici che ne parleremo qui.

L’Altar Knotto infatti, fu per diverso tempo un’area sacra legata al culto pagano germanico: le popolazioni cimbre che nel pieno medioevo si sono insediate sull’Altopiano di Asiago hanno infatti portato con loro anche tutta una serie di credenze pre cristiane che verosimilmente vivevano nella cultura della popolazione cimbra mediante pratiche sincretiche con il già pienamente diffuso cristianesimo.

E’ molto probabile che quest’area fosse già stata utilizzata precedentemente dalla popolazione locale sia in epoca romana che durante la precedente occupazione retica mediante la presenza di Brandopferplatze, ovvero i famosi roghi votivi di tradizione retica, anche se ricerche di tipo archeologico in questo senso non sono state eseguite in loco e quindi non si può affermare con certezza questa teoria.

L’occupazione da parte dei praticanti del culto germanico del monte inizia dunque nel pieno medioevo quando, come accennato poco sopra, le popolazioni cimbre occuparono quella zona per dedicarsi al taglio ed alla vendita del legname particolarmente pregiato che cresce tutt’oggi nell’area.

I Cimbri ne frequentavano le pendici per tagliare la legna mentre la sommità iniziava a divenire meta di leggende riguardo numi tutelari e popolazioni di nani che presso la pietra nasconderebbero i loro tesori, fino a divenire poi in seguito una meta dedicata al vero e proprio culto.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare dal nome che porta, l’Altar Knotto non era utilizzato come altare, dato che l’origine del suo nome non è da ricercare nella radice latina (altarium = altari) ma per l’appunto in quella germanica cimbra ove “Altar” ha il significato di vecchio (“alt” in tedesco moderno).

Dunque Altar Knotto si traduce, secondo la toponomastica ufficiale con “Vecchia Pietra” anche se la discussione linguistica in merito alla parola “Knotto” potrebbe portare ad altre soluzioni: infatti una possibilità è che il nome significasse anticamente “Vecchio Nodo” (dal tedesco Knot = nodo) per significare il punto di incontro, quindi il nodo che unisce la popolazione intorno al culto di quell’area: questa seconda opzione giustificherebbe anche il nome del vicino Spitz Knotto se la parola “Knot/Knotto” fosse utilizzata per indicare in generale i luoghi di aggregazione cultuale presso i Cimbri.

Indipendentemente dalle disamine linguistiche in merito all’Altar Knotto, questo non rappresenta un unicum nell’area veneta, è infatti anche uno dei tre punti del cosiddetto “triangolo magico“: un’area carica di significato spirituale e religioso legato a doppio filo alla cultura cimbra ed al culto pagano germanico.

Non parleremo in questo articolo degli altri due punti del “triangolo magico” ma è giusto accennarli per comprendere meglio il significato di questa triade di luoghi sacri: il secondo punto del triangolo magico è il cosiddetto “Spitz Knotto” un’altra area sacra posta a breve distanza da “Altar Knotto” e verosimilmente di medesimo utilizzo cultuale, mentre il terzo è l’ “Hanepós” anche detto “Incudine di Thor” e qui non serve proprio lasciare spazio ad interpretazioni toponomastiche.

In conclusione non possiamo che rimanere affascinati da questo luogo e dalla sua storia, nonché dalla straordinaria cultura della popolazione cimbra che tutt’oggi vive in quei luoghi, non senza diverse difficoltà nel mantenere intatta la propria lingua e cultura che si trova (ora più che mai) minacciata dal mondo globalizzato.

Autore

  • Siegfried Blazesson

    Siegrfied Blazesson nasce a Trento il 24 novembre 1996. Dopo il liceo si iscrive alla facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Trento dove si laurea in Beni Culturali con una tesi sui luoghi di culto del Trentino in epoca romana. È fondatore e vicepresidente della comunità etena del "Tempio del Lupo" ed editore della rivista etena "Paganesimo Nordico MAG".

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